La liuteria emiliana di Scrollavezza & Zanrè ispirata ai grandi miti del passato

di Giorgiana Strazzullo

L’atelier di Elisa Scrollavezza e Andrea Zanrè, in centro a Parma da oltre quindici anni, si occupa di costruzione, restauro e compravendita di strumenti ad arco. Scrollavezza & Zanrè sono promotori e difensori del patrimonio liutaio italiano curando mostre ed editando preziosi manuali di liuteria.

Andrea Zanrè ci racconta come Renato Scrollavezza (1927 - 2019), padre di Elisa, sia stato mentore, maestro e nume tutelare per loro e per i suoi studenti. Liutaio di fama internazionale, di Castelnuovo Fogliani (PC), fu incaricato nel 1988 dal comune di Genova come conservatore del famoso “Cannone” di Giuseppe Guarneri del Gesù, violino prediletto da Paganini. Nel 1975 creò la Scuola di Liuteria “Renato Scrollavezza” di Parma dove insegnò fino al 2014.

Quest’anno a Cremona Musica 2022 presenteranno un quartetto di strumenti costruiti con il legno proveniente dallo stesso tronco di acero e abete; e in veste di editori, il terzo volume di una serie di monografie intitolata “Treasures of Italian Violin Making”, con due violini perfettamente conservati di Carlo Bergonzi.

 

Andrea Zanrè sul vostro sito internet offrite molti servizi: dalla realizzazione su commissione di strumenti ad arco, al restauro, realizzando expertise di strumenti antichi e servizi di assicurazione. Può descriverceli?

Dall’epoca in cui abbiamo aperto in una città come Parma, in un certo senso diversa da Cremona, volevamo dare ai musicisti un motivo in più anche per visitare la nostra bottega: bisognava prima di tutto mostrare strumenti antichi, offrire servizi che sono un’attività collaterale a quella principale che rimane la costruzione di strumenti nuovi e poi appunto nel nostro negozio vendiamo corde, accessori, noleggio di strumenti, facciamo assicurazioni, expertise e siamo editori di manuali di liuteria.

 

La vostra liuteria ispirata da Renato Scrollavezza è basata sull’utilizzo di 50 diversi modelli della liuteria della classica scuola bresciana, mantovana, napoletana e veneziana. Come vi definite?

Innanzitutto noi cerchiamo di contraddistinguerci come emiliani perché la liuteria emiliana è una liuteria con una sua tradizione a partire dal ‘900. La tradizione di Parma è un po’ una sintesi tra la tradizione emiliana, milanese e bolognese anche per la posizione geografica (essendo Sgarabotto allievo di Leandro Bisiach). Tramandiamo questa tradizione, diversa dallo stile cremonese contemporaneo, sia nelle vesti di costruttori che nell’attività di insegnanti nella Scuola di Liuteria “Renato Scrollavezza”.

Renato aveva una visione più spontanea e istintiva della liuteria, era lui che attivamente faceva il suo tipo di modello progettandolo. Invece io ed Elisa ci ispiriamo molto alla liuteria classica, concentrandoci sullo studio analitico. È importante per noi maturare riuscendo a fare strumenti nuovi sulla base della conoscenza di quelli antichi. 

 

Quali strumenti presenterete per la prossima edizione di Cremona Musica 2022?

La particolarità di quest’anno è che presenteremo un quartetto fatto con gli stessi due alberi di abete e acero, di solito non si vede spesso: due anni fa ho trovato un bel tronco di acero tagliato nel 1984. Tra un’ordinazione e l’altra, durante i vari lockdown, mi sono ritagliato il tempo di fare questo quartetto dovendo viaggiare molto meno. Questo quartetto è il mio primo set di strumenti che sto realizzando individualmente, resta da completare l’ultimo violino.

 

A Cremona Musica avete presentato il manuale “I Segreti di Sgarabotto”. Come è nato il desiderio di editare libri di liuteria? Cosa presenterete quest’anno?

L’idea delle edizioni è nata nel contesto di una mostra che c’è stata a Parma nel 2011 per i trecento anni dalla nascita di Giovanni Battista Gudagnini. Quando sono arrivati i suoi 25 strumenti abbiamo avuto occasione di realizzare il primo volume monografico. Da quel momento ci siamo appassionati realizzandone molti altri. Quest’anno a Cremona Musica presenteremo il terzo volume di una serie di monografie chiamate “Treasures of Italian Violin Making” sul sito si possono trovare e ordinare tutti. Il primo volume è incentrato su una viola Amati particolarmente rara con il manico originale situata a Modena; il secondo volume è sul violino di Antonio Stradivari il “Toscano”, anche questo violino molto pregiato in quanto facente parte del quintetto mediceo. Il terzo volume, quello che sta per uscire adesso, è su due violini di Carlo Bergonzi.

 

Quali strumenti di Carlo Bergonzi sono analizzati nel nuovo volume che presenterete a Cremona Musica?

Entrambi gli strumenti sono appartenuti alla collezione del Baron Knoop, un barone che collezionava strumenti in Germania e Inghilterra alla fine del 1800. Possedeva questi due violini Bergonzi molto importanti: il “Kreisler - Perlman” con il manico originale e il “Baron Knoop, Landau”. Sono due strumenti praticamente coevi realizzati intorno al 1735, il volume che uscirà raffronterà i due strumenti, particolarmente belli. Il manuale è finalizzato a valorizzare l’operato di Carlo Bergonzi.

 

Un bel ricordo, un fortunato incontro da raccontare durante le precedenti edizioni di Cremona Musica?

Ah dunque pensandoci bene… la cosa su cui scherziamo sempre è che ormai essendo la ventunesima edizione che facciamo come gruppo e come liutai singoli, ormai possiamo prevedere anche l’orario delle visite. Avendo dei fedeli clienti, degli affezionati che passano a visitarci prevediamo esattamente l’ora delle visite verificandole tutti gli anni.

Una delle visite più divertenti e piacevoli è quella del violinista virtuoso Manrico Padovani residente in Svizzera. L’ultimo giorno, durante l’orario di chiusura, quando si comincia a smontare lo stand, è proprio in quel momento che vuole provare gli strumenti, mentre noi li stiamo portando via!