di Viola D'Ambrosio
Nel 2022 il liutaio cremonese Stefano Trabucchi festeggia il trentennale della sua attività e per l’occasione sta lavorando ad una linea particolare di strumenti dedicati all’Italia. In attesa di incontrarlo al Cremona Musica, ci siamo fatti svelare i retroscena della sua professione.
Maestro, lei ha iniziato lo studio del violino a otto anni: conoscere lo strumento anche da questa prospettiva ha influenzato il suo approccio all’arte liutaria?
Indubbiamente è una prospettiva in più, sia in fase di progettazione del violino che quando lo si prova poiché c’è un approccio musicale che si somma all’aspetto artigianale. Molti miei colleghi vengono da me per farmi provare i loro strumenti.
Ci descrive cosa c’è dietro la progettazione di uno strumento ad arco?
Il processo inizia con lo studio dei modelli con cui si vuole costruire lo strumento, la scelta del legno, che è fondamentale, e poi passo dopo passo, con l’esperienza trentennale maturata in laboratorio si arriva al progetto finito. Il momento più gratificante è sicuramente quando lo si prova. Lì si vede se l’obiettivo sonoro è stato raggiunto ed è all’altezza delle proprie aspettative.
Lei è uno dei maggiori rappresentanti della scuola cremonese. Ha mai sentito il peso di questa eredità?
Sicuramente quando si gira per il mondo si hanno le luci dei riflettori addosso perché Cremona ha la responsabilità di portare avanti una tradizione e una qualità di un livello molto alto. Questo però stimola in me un impegno sempre maggiore e, nonostante i decenni di attività, penso sia molto importante non sedersi sugli allori. La mia professione mi richiede una crescita continua, dove la ricerca della qualità è una costante.
Per lungo tempo si è pensato agli strumenti Stradivari come a perfetti e inarrivabili. È ancora così?
È sempre molto difficile parlare delle qualità sonore di uno strumento perché è una cosa molto soggettiva. Poi non dobbiamo dimenticare che gli Stradivari sono stati completamente modificati negli anni e adattati alle tecniche violinistiche dell’epoca in cui venivano suonati: quelli completamente originali si contano sulle dita di una mano. La parte esteriore è rimasta la stessa ma l’interno (spessori, catena, il manico) è stato trasformato. Ci sono Stradivari che suonano benissimo e altri che suonano meno bene, così come per i Bergonzi e altri strumenti antichi.
Tradizione e innovazione possono convivere? Qual è il punto d’incontro?
Il nostro mestiere è molto tradizionale e i violini risentono di una tradizione di ormai 500 anni che non si può cambiare: noi liutai seguiamo quello che abbiamo imparato e quello che i grandi maestri del passato ci hanno lasciato in eredità. L’innovazione è collegata a studi scientifici che possono aiutarci nella nostra professione.
A proposito di innovazione, recentemente ha avuto modo di fare una tomografia a un suo violino. Ci spiega in cosa consiste e quali potrebbero essere le ripercussioni sullo studio degli strumenti antichi?
Ho avuto la possibilità di collaborare con il Centro di Tomografia AQM in provincia di Brescia, dove ho fatto esaminare un mio strumento. La tomografia è molto importante nello studio degli strumenti antichi perché è possibile vedere l’interno degli strumenti, i vari restauri, l’eventuale presenza di tarli, gli spessori, le misure e tutto ciò che è difficile fare manualmente. Questa tecnica innovativa elabora e restituisce immagini tridimensionali con cui è possibile ricostruire la storia e lo stato di conservazione di uno strumento.
Quest’anno festeggia il trentennale della sua attività: progetti particolari?
A partire dal ventesimo anno di attività, ogni cinque anni propongo una serie di strumenti un po’ particolari, dove nella parte superiore del fondo, la nocetta, inserisco un piccolo gioiello in oro con la mia iniziale. Quest’anno l’ho dedicato all’Italia: è un gioiello che ha al centro la mia iniziale, a sinistra ci sono gli smeraldi e a destra ci sono i rubini, a simboleggiare la bandiera italiana.
Che importanza ha Cremona Musica nella sua attività?
È molto importante perché innanzitutto è la fiera della nostra città; è una fiera gratificante e da sempre ha attirato molta clientela, anche internazionale. Con il Covid c’è stata una battuta d’arresto nel settore ma credo che quest’anno sarà una grande edizione. Dico questo perché la fiera di Francoforte, che solitamente si tiene in primavera, non c’è stata e le persone che si sposteranno soprattutto dagli Stati Uniti ma anche dall’Asia, convergeranno tutte a Cremona. Ci sarà un grande movimento e sarà una bella opportunità per tutti partecipanti. Io ho sempre sollecitato i miei colleghi a partecipare alla fiera perché è un importante opportunità per sostenere la nostra città e per allacciare relazioni professionali.