di Gloria Galbiati
A Cremona Musica lo Steinway Piano Festival porterà tre grandi pianisti internazionali, fra i quali il Maesto russo-svizzero Konstantin Scherbakov, che proporrà un programma con Čajkovskij e Chopin. In attesa di ascoltarlo il 28 settembre, abbiamo parlato con lui per avere una panoramica sul suo approccio alla musica.
Maestro Scherbakov, a Cremona Musica ascolteremo con piacere il suo recital all’interno del programma dello Steinway Piano Festival. Cosa ama in particolare dei pianoforte Steinway?
I pianoforti a coda di Steinway sono strumenti unici. Strumenti superbi, l’apice dello sviluppo storico nella costruzione del pianoforte. Hanno qualità con cui altri pianoforti non possono competere: profondità, ricchezza e volume del suono, grande varietà cromatica, una meccanica sofisticata e raffinata, ma al tempo stesso facile da gestire. Inoltre, sono pianoforti con una grande personalità, ma al tempo stesso disposti a sottomettersi al volere del pianista. Suonare uno Steinway è una sfida: per gestirne le qualità devi sapere bene cosa vuoi da lui. Gli Steinway sono i migliori partner sul palco: possono capire e accontentare immediatamente le più intime intenzioni musicali, anticipare i tuoi desideri, e addirittura suggerirti qualcosa a cui non stavi pensando fino ad un attimo prima. Davvero, se non ci fosse già Steinway bisognerebbe inventarlo!
Si esibirà con un programma molto interessante, con Čajkovskij e Chopin. Chipin è molto presente nei programmi dei concerti, mentre Čajkovskij un po’ meno, almeno in Italia. C’è un particolare rapporto con i compositori locali, in Russia?
Non più di quanto non ce ne sia in ogni paese dove dei compositori hanno raggiunto una fama mondiale. Ad esempio, in Polonia con Chopin, in Repubblica Ceca con Dvorak, in Spagna con Albeniz, nel Regno Unito con Britten. La dizione “Scuola nazionale” deriva proprio da questo legame fra il compositore e l’esecutore, dalla loro funzionale cooperazione e reciproco arricchimento. Inoltre, la musica di Čajkovskij è semplicemente così bella! Un altro aspetto problematico è che nel moderno concertismo il conformismo dei musicisti si sposa alla perfezione con il tradizionalismo e la cautela di chi presenta i concerti.
Quali sono i compositori che ama di più?
Sempre il compositore che sto suonando, ma questo è solo un tratto professionale… i miei preferiti di sempre sono Beethoven, Rachmaninoff, Chopin e Schubert.
Lei ha registrato l’opera omnia di alcuni compositori come Godowsky, Shostakovich, Medtner, Čajkovskij, Skrjabin e Respighi, nonché le trascrizioni di Liszt delle sinfonie di Beethoven. Come è nata l’idea per progetti così ambiziosi?
Sono stato molto fortunato a trovare dei grandi partner in questi progetti, le etichette Naxos e Marco Polo. È stata un’idea un po’ mia e un po’ loro. Naxos registra ogni singola nota di ogni compositore possibile, e questo si sposa bene con la mia ambizione, la mia curiosità musicale e la mia insaziabilità di repertori.
Lei viene da una scuola pianistica molto prestigiosa: era un allievo di Lev Naumov, grande insegnante russo, discepolo di un pilastro del pianoforte russo come Heinrich Neuhaus. Quali sono le cose principali che avete ereditato da questa scuola?
Il rispetto per la professione, la responsabilità artistica, la generosità nell’espressione. È una scuola eccellente per l’educazione musicale in generale.
Lei è anche un insegnante di pianoforte. Cosa vorrebbe comunicare ai suoi studenti e ai giovani musicisti in generale?
Una dedizione e un entusiasmo senza fine, l’amore per la musica e per il pianoforte. La ricerca di soluzioni. Un giorno gli studenti saranno da soli, e il mio obiettivo è dare loro una conoscenza della musica, della tecnica pianistica e del professionismo sufficiente a far sì che possano stare in piedi da soli, resistendo a molteplici sfide.